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Forma Mentis, 2018, Viasaterna, Milano
Mi interessa il contributo che la geologia, lo studio moderno sistematico delle scienze della terra, ha dato all’umana comprensione: allargare la scala temporale di riferimento, scientificamente non più legata al rapporto con il tempo della vita umana, come ci fa comprendere ad esempio i circa quattromilacinquecento milioni di anni con cui si stima l’età della Terra. Il tempo geologico può essere considerato il tempo lunghissimo, profondissimo che la cultura classica identifica con Kronos, il mitologico titano figlio dell’unione tra Gea, la Terra, e Urano, il Cielo stellato, il firmamento fecondo. In questo progetto il contenuto è ottenuto in parte dalle motivazioni con cui è nato il lavoro e in parte da noi che guardiamo il lavoro; nasce per stimolare una riflessione su quello che possiamo dire sul tempo e su quanto piccolissimi organismi antichissimi e estinti possano dire su di noi. I disegni a grafite interpretano con forme semplici modelli complessi come i principi e leggi fisiche che governano l’universo. Ancora una volta si parla di dimensioni di tempo molto diverse da quelle dell’esperienza umana. E’ sempre la mente umana a porsi quesiti che riguardano anche il fuori da se ma, spero delicatamente, il suggerimento che vorrei arrivasse da questo lavoro è di limitare antropocentrismo assoluto.- INVITATION_FormaMentis
- DePonti_Risch, Viasaterna, 2018
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- BarbaraDePonti_GloborotaliaPuncticulata, 2016
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- Barbara De Ponti, Forma Mentis, courtesy Viasaterna, Milano, 2018
- Barbara De Ponti,Gephyrocapsa Oceanica, serie Clay Time Code, 2016, h120cm, courtesy Viasaterna Milano
- BarbaraDePonti_FormaMentis, 2018
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- BarbaraDePonti, Locus Amoenus, 2018
- BarbaraDePonti, Locus Amoenus, 2018
- BarbaraDePonti, Drawing on paper, 2018
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Clay Time Code, 2016, Museo Scienze Naturali Malmerendi, Museo Carlo Zauli, Mic, Faenza
IL progetto, promosso dal MIC, è realizzato dall’artista sia dentro i laboratori che furono di Carlo Zauli in collaborazione con la ceramista Aida Bertozzi, sia presso le Manifatture Sottosasso, utilizzando le Argille Azzurre, sedimenti geologici dei calanchi delle colline della zona. Con questa materia prima, identificata già da Leonardo da Vinci e presente oggi come risultato complesso di interazione tra tempo e ambiente, si sono realizzati in scala macroscopica i nannofossili che la costituiscono. La Gephyrocapsa Oceanica e la Globorotalia Puncticulata sono così caratteristici del luogo di formazione geologica da divenire codici di riferimento temporale. Le opere realizzate sono ospitate dal Museo Malmerendi, dal Museo Carlo Zauli nelle storiche cantine delle terre e presso le sale rinascimentali del Museo Internazionale della Ceramica di Faenza.- Barbara De Ponti, Clay Time Code, Museo Civico di Scienze Naturali Malmerendi, 2016-1, ph Maki Ochoa
- dida
- Barbara De Ponti, Clay Time Code, Museo Civico di Scienze Naturali Malmerendi, 2016-4
- Barbara De Ponti, Clay Time Code, Museo Civico di Scienze Naturali Malmerendi, 2016-2, ph Maki Ochoa
- Argille Azzurre@Clay Time Code
- Barbara De Ponti, Clay Time Code, 2016
- Barbara De Ponti, Clay Time Code, Museo Carlo Zauli, 2016-12
- Barbara De Ponti, Clay Time Code, Museo Carlo Zauli, 2016-14
- M_Zauli_12
- Barbara De Ponti, Clay Time Code, Museo Carlo Zauli, 2016-5
- M_Zauli_15
- Barbara De Ponti, Clay Time Code, Museo Carlo Zauli, 2016-2
- Barbara De Ponti, Clay Time Code, Museo Carlo Zauli, 2016-1
- Barbara De Ponti, ClayTimeCode, 2016, Argille Azzurre, h40 e h120 cm, MIC, Faenza
- Barbara De Ponti, ClayTimeCode, 2016, Argille Azzurre, MIC, Faenza
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To Identity, 2015, Casa dell’Architettura, Roma
- To Identity mostra di Barbara De Ponti a cura di Antonio Luigi Stella Richter e convegno Processo come strumento di Progetto. intervengono Pio Baldi, Matilde Marzotto Caotorta, Ermanno Cristini, Alfonso Giancotti, Claudio Greco, Flavio Scutti.
- Il progetto dedicato all'Acquario Romano nasce con una natura specificatamente archivistica. L’artista si interroga sulla storia dell'attuale Casa dell'Architettura di Roma, la sua origine come acquario e le complesse vicissitudini che hanno portato l'imprenditore comasco Pietro Carganico a chiedere al Comune di Roma la possibilità di edificare uno spazio pubblico, dedicato alle culture ittiche e al commercio del pesce e su come questo progetto utopico e positivista sia fallito, poi abbandonato e infine riconvertito. La mostra To Identity utilizza il processo artistico allo stesso tempo come medium e corpus dell'opera. L'artista lavora con il materiale documentario recuperato, ma anche attraverso una serie di letture, azioni performative e percorsi di documentazione fotografica all'interno degli spazi dell'architettura in oggetto mettendo in luce il costante bisogno di interrogarsi sul senso dei luoghi, attraverso la descrizione, l'esperienza o la ricostruzione da un punto di vista estremamente chiaro: “In tutti i miei lavori parto dalla definizione di uno spazio architettonico per indagarne il rapporto col tessuto sociale e l’ambiente culturale quindi con realtà contemporanee che sono il frutto anche di tradizione e passato. Scelgo di lavorare su un progetto solo quando può divenire funzione della comunità, individuata come tale dal progetto stesso. Per questo indago lo spazio urbano come luogo dell’esperienza, delineato grazie all'azione che vi si svolge. Nella mia ricerca appare quindi chiaro che la tradizione e il passato sono una chiave per leggere il presente”. all'interno di monitor P sono allestite Matrice_Carganico, 2014, lastra di rame fotoincisa con il testo della prima lettera del Carganico al Comune di Roma; Generativo_Planetario, 2010, foglio acetato con proiezione della mappa delle stelle ricostruite sulla cupola esterna del planetario Hoepli di Milano; audio della performance Mantero_Op. cit. 2011, ritratto dell’architetto Enrico Mantero attraverso le citazioni letterarie, musicali e poetiche suggerite dall’architetto ai propri studenti del Politecnico di Milano. Il libro Isolario. Appunti geografici sull'opera di Barbara De Ponti, edito Postmediabooks, è il frutto di un lavoro di ricerca a lungo termine condotto da Barbara De Ponti e curato da Alessandro Castiglioni con il contributo di Matilde Marzotto Caotorta, Elio Franzini ed Ermanno Cristini, in cui si racconta il processo di realizzazione di queste opere che partono dalla ricerca d’archivio.
- al piano terra si trovano Elliptical Plan 1, 2015, acrilico e piegature su carta da spolvero, 90 x 100 cm Elliptical Plan 2, 2015, acrilico e piegature su carta da spolvero, 90 x 100 cm Elliptical Plan 3, 2015, acrilico e piegature su carta da spolvero, 90 x 100 cm studio della pianta dell'ex acquario romano inaugurato nel 1887 su progetto di Ettore Bernich.
- Carganico Project, 2015, sound dell’artista Flavio Scutti presente il giorno dell’inaugurazione il tappeto sonoro è realizzato avvalendosi della registrazione della performance Route to Identity del 2011, dei rumori dell’ex acquario romano e di istituti equivalenti.
- To Identity Plan, 2015, fogli A2 guida alla mostra allestita negli spazi dell’ex acquario romano, Casa dell’Architettura, sede dell'Ordine degli Architetti della provincia di Roma e del Lazio
- To Identity, 2015, intervento permanente, site specific. Riproduzione grafica della decorazione originaria del pavimento musivo della sala centrale dell’ex acquario romano.
- Video time-lapse della realizzazione dell’opera To Identity.
- Are There Geographies? 19 novembre 2014, convegno Triennale di Milano a cura di Alessandro Castiglioni Riprese e montaggio_Riccardo Andriolo, Antonio Romano, Mattia Terribile. Audio in presa diretta_Diego Longoni. Assistente_Andrea Ondetti
- Stones box 1, 2015, 21 x 29,7 x 15 cm, plexiglas Stone box 2, 2015, 21 x 29,7 x 15 cm, plexiglas Stones box 3, 2015, 21 x 29,7 x 15 cm, plexiglas teche contenenti tessere musive del pavimento originale dell'ex acquario romano. Come prelevate da un archivio geologico danno informazioni sulla tipologia dei materiali litici utilizzati. al primo piano sono allestite Route to Identity, 2011, stampa su carta, 30 x 20 cm le tre fotografie documentano la performance realizzata negli spazi dell'acquario nel 2011. Documentano il rapporto tra Pietro Carganico e il Comune di Roma che gli affida l'incarico di costruire l'Acquario municipale. La sera dell’inaugurazione il performer Pino Calabrese legge la prima lettera che il piscicultore comasco invia alle istituzioni.
- Moltrasio, 2015, lastra di Calcare di Moltrasio incisa. 65 x 35 cm . lastra commemorativa dedicata a Pietro Carganico, realizzata con materiale originario dei monti comaschi (luogo di origine del Carganico). L’opera è realizzata sulla base dello studio condotto sui documenti presenti nell’Emeroteca Nazionale. Il quotidiano Cronaca Cittadina del 28 - 29 maggio 1887 testimonia la posa di una lapide, oggi non più esistente, nel giorno dell'inaugurazione: "In ordine alla lapide che si è stabilito di apporre nella sala grande dell'Acquario e che doveva ricordare come l'Acquario stesso fosse stato fondato dalla ditta dott. Carganico, ci si assicura che la lapide fu posta, e infatti lo era fin dal giorno in cui la stampa fu invitata a visitare lo stabilimento".
- to_identity_plan
- In progress x web
- Convegno To Identity, x web
- Convegno To Identity, x web 2
- Allestimento To Identity x web
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- To Identity 2
- Route to Identity, foto della performance 2012, istallazione To Identity, Roma, 2015
- Stones box 3, 2015, tessere musive e plexiglass, To Identity, Roma
- Stones Box 1,2,3, 2015, tessere musive e plexiglass, To Identity, Roma x web
- To Identity_Inaugurazione, x web
- To Identity 3
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- To Identity 1
- Istallazione To Identity, video da Are There Geographies, 2015, Roma
- Moltrasio, 2015, lastra di calcare di moltrasio incisa, To Identity, Roma x web
- Moltrasi, 2015, lastra di calcare di moltrasio incisa, To Identity, Roma x web 1
- Moltrasio, lastra di pietra moltrasio incisa, To Identity, Roma, foto L.Milan
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Isolario. Appunti geografici sull’opera di Barbara De Ponti, 2014, RISS(E), Varese
Isolario è il frutto di un lavoro di ricerca a lungo termine condotto da Barbara De Ponti e curato da Alessandro Castiglioni con il contributo di Matilde Marzotto Caotorta, Elio Franzini ed Ermanno Cristini. Attraverso un ampio apparato critico, di documentazione fotografica e materiale inedito, l'artista e i curatori propongono un'ipotesi di metodologia di lavoro all'interno delle arti visive contemporanee che si intreccia con la geografia, l'antropologia culturale e l'architettura del paesaggio. Il libro, come riflessione dedicata allo spazio, nella sua accezione più geografica, legata alla definizione di luogo, di misura unita all'esperienza, è la necessaria premessa e didascalia dei lavori che costituiscono la mostra. Si riassumono in una proiezione geometrica, una istallazione audio e una lastra calcografica i tre progetti nati dalle ultime ricerche d’archivio, proposti per l'occasione come tre matrici, tre entità, tre isole.- Matrice_Carganico, 2014, 30 x 84 cm, rame.
- Mantero_Op. cit. 2011, 2011, file audio 5h 28m 47s, reading P.Calabrese.
- Generativo_Planetario, 2010, 90 x 147 cm, acetato.
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La luce naturale delle stelle, 2010, Planetario Hoepli, Milano
Se le stelle, anziché brillare continuamente sopra le nostre teste, fossero visibili solo da un particolare luogo del pianeta, tutti vorrebbero andarci per assistere allo spettacolo. Seneca Data la nostra istintiva tendenza al riconoscimento di strutture, cioè a vedere immagini famigliari anche dove non ci sono affatto, in tutte le epoche gli uomini hanno visto tra le stelle quello che volevano. Nella realtà astronomica le costellazioni non esistono: sono il risultato di un equivoco prospettico che porta a considerare come facenti parte di uno stesso gruppo stellare corpi celesti che nella realtà sono distanti anniluce gli uni dagli altri, ma che casualmente brillano nella stessa zona di cielo. M. Hack, Notte di stelle, 2010 L'inquinamento luminoso è una delle peculiarità delle metropoli moderne. Milano nasconde a chi la abita gli astri del cielo notturno. Ricreare l'opportunità di vedere le stelle è lo scopo del progetto. Nei giardini di Porta Venezia è collocato il Planetario, costruito dall'architetto Portaluppi nel 1930. Da 80 anni all'interno dell'edificio si svolge lo studio e la divulgazione dell'astronomia. La luce naturale delle stelle, allestita sulla cupola esterna, ricreerà le costellazioni presenti nel cielo di Milano la notte dell'Equinozio di primavera e permetterà di udire il sound stellare realizzato dall'artista olandese Maarten Punselie. I miei lavori hanno richiesto spesso la collaborazione e l'interazione con diverse professionalità per approfondire l'oggetto di una ricerca che le riguarda direttamente. L'istallazione La luce naturale delle stelle, allestimento site specific realizzato per la cupola del planetario Hoepli di Milano, ad esempio, vuole essere una occasione per coinvolgere e contemporaneamente offrire uno strumento per conoscere meglio il tessuto sociale facendo divenire i cittadini i primi destinatari dell'opera stessa. Utilizza un centinaio di led di diversa intensità luminosa e una composizione di frequenze sonore che ricreano le costellazioni esistenti sopra il cielo di Milano durante l'equinozio di primavera. Il progetto si sviluppa dall'interazione con la comunità scientifica dell'Istituto Astronomico, da quella con il sound artist Maarten Punselie e dall'analisi della ricerca urbanistica e architettonica dell'edificio del Planetario nell'ottantesimo anniversario della sua apertura come struttura pubblica. È mantenuto il rigore scientifico così come il coinvolgimento e la fruizione del pubblico e favorisce la riscoperta di uno spazio nato per questo scopo. La luce naturale delle stelle, led e sound, 2010, Planetario Hoepli, Milano.- 01 Pianta Planetario Hoepli, Milano
- 02 Sezione Planetario Hoepli, Milano
- 03 Sviluppo del progetto per allestimento
- 04 allestimento
- 05 allestimento 1
- 06 allestimento 2
- 07 installation
- 09 installation 2
- 10 installation 3
- 11 installation 4
- 12 installation 5
- 13 installation 6
- 14 installation 7
- 15 installation 8
- 16 detail
- 17 detail 1
- 18 detail 2
- 19 detail 3
- 20 opening 27th march 2010
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Speaking Things, 2010, id11, Delft – Netherland
Una volta occupato uno spazio o preso possesso di un terreno, questo va misurato. Se misurare lo spazio è la condizione necessaria per vantare su di esso delle aspettative e sperare di toglierlo dall’anonimato, è solo con la sua misurazione che ne stabiliamo grandezza e forma e che ci spingiamo fino a quelli che decidiamo essere i confini del nostro possesso. Mentre misuriamo questa realtà, per toglierla dal disordine generale e organizzarla a nostro piacimento, ne stabiliamo provvisoriamente i suoi limiti, la rendiamo in qualche modo evidente. A volte dipende dai luoghi e dall’uso che l’uomo ne fa, la misura è data dal numero di palmi, di piedi, di braccia o da quello delle pertiche, dei metri, dei chilometri necessari a descrivere tutto il perimetro del nostro campo.Altrove può essere fatta ad occhio, partendo da un punto che diventa repentinamente il centro della terra, l’Omphalos, e stabilendo il confine la fin dove arriva lo sguardo. Oppure si può sostituire alla vista l’udito e usare la voce, il canto per disegnare i limiti entro cui muoversi. Altre volte ancora la misura dello spazio è data dal tempo necessario a percorrerlo interamente. (Zanni, Significati del confine, 1997). Speaking Things Il progetto soddisfa il desiderio si conoscere una nuova città, che non si è mai vista prima. Vuole scoprire una nuova realtà urbana chiedendo collaborazione agli abitanti. Si cercherà di coinvolgere i cittadini attivamente nella realizzazione dell’istallazione. Recuperare gli oggetti sarà il primo punto di contatto tra l’artista e la gente e un primo approccio con il luogo. Nella loro riproduzione fotografica gli oggetti diventano racconto. Attraverso le storie che descrivono gli oggetti e inevitabilmente i loro proprietari il progetto accompagna il visitatore nei diversi luoghi e tempi della città.- Open Show
- Detail of the ceiling map, acrilic, paper and pictures on plaster
- Delft map, acrilic on ceiling
- Detail of the installation, acrilic, paper and pictures on ceiling
- Detail of the installation, acrilic, paper and pictures on ceiling
- Detail of the Swallows room, arilic, paper and neon light
- Detail of the Swallows room, paper on window
- Dutch title of the Swallows room
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Planning constellation, 2009, Ciocca Arte Contemporanea, Milano
L'idea di una descrizione dei luoghi di Milano. Barbara De Ponti comincia a lavorare a questo progetto attivando immediatamente una componente relazionale: attraverso una serie di interviste, le risposte a tre semplici domande costituiscono le coordinate di questa mappatura.- Quale progetto di architettura, pensato per la città di Milano, avresti voluto vedere realizzato?
- Quale progetto architettonico, realizzato a Milano dal dopoguerra, ritieni sia imprescindibile per questa città?
- Di quale progetto architettonico, realizzato per Milano dal dopoguerra, faresti a meno?
- da Isolario. Appunti geografici sull’opera di Barbara De Ponti. di Alessandro Castiglioni
- 1. Barbara DePonti, allestimento Planning constellation
- 2. Barbara DePonti, allestimento Planning constellation
- 3. Barbara DePonti, allestimento Planning constellation
- Particolare allestimento
- 5. Barbara DePonti, PM, 240x160cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- 4. Barbara DePonti, allestimento Planning constellation
- 7. Barbara DePonti, TAG, 40x40cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- 8. Barbara DePonti, GPP, 60x60cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- 9. Barbara DePonti, NBT, 50x50cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- 11. Barbara DePonti, CSR, 60x60cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- 10. Barbara DePonti, CSR, 40x40cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- 12. Barbara DePonti, PCR, 50x50cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- 13. Barbara DePonti, SCA, 50x50cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- 17. Barbara DePonti, TSB, 50x50cm, piegature e acrilico su carta da spolvero, neon
- 18. Barbara DePonti, TVBBPR, 60x60cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- 16. Barbara DePonti, TRG, 60x60cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- SMR, 50x50cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- SRL 50x50cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- TPZ, 40x40cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
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Torino. Percorsi urbani, 2007, Studio, Torino
«Gli elementi primari si configurano come quegli elementi che con la loro presenza accelerano il processo della dinamica urbana. Questi elementi… possono identificarsi con dei fatti urbani definiti, un avvenimento e una architettura che riassumono la città», scrive Aldo Rossi (“L’architettura della città”, 1970). La sede del mercato dell’abbigliamento progettata da Massimilano Fuksas a Porta Palazzo, il Palavela di Gae Aulenti, la risistemazione del piazzale Valdo Fusi, l’Atrium, i “gianduiotti” di piazza Solferino, sono tra i luoghi emblematici dello sviluppo urbanistico torinese che potrebbero ipoteticamente “riassumerlo”. Icone della metropoli Torino, questi cinque interventi architettonici, tuttora oggetto di pubblico dibattito, in virtù della loro problematicità sono stati selezionati da Barbara De Ponti come soggetto di altrettanti “disegni” di grandi dimensioni, realizzati piegando la carta da spolvero, una tecnica che l’artista ha utilizzato fin dall’inizio del suo percorso. La tecnica sembra semplice, ma non lo è. Seguendo lo schema di un disegno assonometrico che si forma innanzi tutto nella mente, l’artista piega la carta lungo le linee che lo compongono. Steso in precedenza sul foglio in maniera uniforme, il colore si incrina e cade lungo le piegature. La carta può essere piegata più o meno volte lungo la stessa direttrice, provocando una maggiore o minore perdita del pigmento grazie alla quale si ottiene un disegno non uniforme nel segno. L’immagine emerge dall’intersezione delle “stropicciature”. E’ un procedimento di astrazione. «La costruzione prospettica astrae radicalmente dallo spazio psico-fisiologico… il suo fine è di… trasformarlo in spazio matematico» (Erwin Panofsky, “La prospettiva come forma simbolica”, 1924). Riduzione bidimensionale di una spazialità tridimensionale, anche l’assonometria propone uno spazio omogeneo e costante, antinomico a quello percepito sensibilmente. Le architetture di Barbara De Ponti sono sottoposte a questo processo. L’artista le isola sul foglio, le priva del contesto. L’intorno, la molteplicità caotica dell’imprevisto urbano sono assenti. La solitudine che le racchiude le rende iconiche, prive di coordinate spazio-temporali, dotate di un carattere di “eccezionalità” che si trasforma in “visionarietà”, come se incarnassero il sogno di una modernità e di uno sviluppo senza inciampi, senza incertezze. Ma i “disegni” sono retroilluminati. Una luce illumina un particolare. Quale? Il punto debole, forse, il punto critico. E’ un segno di attenzione, un campanello di allarme. C’è qualcosa che la certezza matematica della rappresentazione geometrica non racconta. C’è altro, che il totem non riesce a inscrivere nella sua forma. Già l’artista sembra introdurre un dubbio: le linee rette, che corrispondono all’incrocio dei piani assonometrici e che dunque hanno origine nel disegno geometrico, sembrano al tempo stesso negarlo, espandendosi oltre i limiti dell’immagine, oltre i confini del foglio. Altri due sono i luoghi oggetto del lavoro di Barbara De Ponti: la Spina e la “corona verde”. Area ex industriale in corso di recupero lungo la ferrovia, la Spina è il soggetto di un lavoro formato da una serie di “disegni in chiaro”. La carta da spolvero è ricoperta di pigmento sul retro così che le piegature assorbono il colore invece che perderlo. Ciascun disegno è diviso in due parti: a sinistra la sintesi planimetrica della zona, che si ripete identica di foglio in foglio; a destra gli interventi non ancora realizzati, tratti da disegni di progetto. Non lo stato di fatto, ma ciò che il futuro promette. La “corona verde” che cinge Torino diventa invece un fregio. La planimetria si trasforma in decoro, verde sintetico, in pvc, che ambiguamente gioca con le potenzialità visive dell’ornamento nascondendo le qualità rappresentative e orientative della mappa. Interrogandosi sulla forma urbis di una metropoli attraversata da profonde trasformazioni, Barbara De Ponti si chiede attraverso quali immagini raccontarla, indicarla, rappresentarla; alla ricerca della sua figurabilità, l’artista propone con il progetto “Torino. Percorsi urbani” una verifica sulla funzione degli strumenti concettuali di rappresentazione dell’urbano, in primo luogo il disegno progettuale e la mappa. Una verifica di ciò che dicono e non dicono. Una figurabilità che si può raccontare in altro modo, attraverso la parola, forse, oltre la convenzione di un segno che non può restituire il flusso molteplice dei sentimenti del vivere urbano. Le mille parole atte a definire Torino pronunciate da altrettante persone, che costituiscono l’installazione sonora udibile solo a distanza ravvicinata, registrate dall’artista per strada, parlano di un’altra mappa della città. Evocano immagini che esprimono quelle forme e rapporti che, come diceva Henri Lefebvre (“Il diritto alla città”, 1968), «non l'architetto, né l’urbanista, né il sociologo, né l'economista, né il politico possono con un decreto tirare fuori dal niente».- Catalogo mostra ‘Torino.Percorsi urbani’. 2007, Ermanno Tedeschi Gallery e Studio, Torino. La figurabilità di Torino di Alessandra Pioselli
- Corona Verde, 2007, 1800cm, fregio in pvc e acrilico
- Corona Verde, 2007, fregio in pvc e acrilico
- Corona Verde, particolare, 2007, fregio in pvc e acrilico
- Corona Verde, particolare1, 2007, fregio in pvc e acrilico
- panoramic ok bn2lunga
- PS, 2007, 130x200cm, piegature e acrilico su carta da spolvero, plexiglas, neon
- Studio, pianta dello spazio in piazza Carlo Felice
- Torino. Percorsi urbani, particolare dell'allestimento
- TPF, 2007, 100x130cm, piegature e acrilico su carta da spolvero, plexiglass, neon
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Interni, 2007, Milly Pozzi arte contemporanea, Como
Barbara De Ponti si è accostata al Razionalismo lariano cercando di individuarne delle peculiarità strutturali. Il punto di vista è sempre all’interno dell’edificio, per far percepire quella struttura profonda dello spazio architettonico che non può essere colta attraverso uno sguardo dall’esterno, mentre alla superficie rimanda la parte monocromatica del dipinto che riprende i colori delle facciate. Il fitto reticolo di linee che costella le opere della De Ponti è infatti uno strumento di analisi e di verifica dello spazio architettonico: come se la pittura avesse il compito di sondare la consistenza delle architetture, di rivelarne un’essenza nascosta. Inseriti nella griglia tracciata dall’artista, gli edifici si alleggeriscono, si contraggono, perdono volume, ma acquistano un’anomala densità. Barbara De Ponti crea la struttura che compare sul fondo di tutte le sue opere dipingendo dei fogli di carta da spolvero, piegandoli e lasciando affiorare il colore sul retro della superficie dipinta, in corrispondenza dei solchi. Questo singolare procedimento rende la griglia meno rigida, più irregolare, più ricca di suggestione e di allusività. E soprattutto ci ricorda che, in un’opera d’arte, la presenza di una struttura non serve solo a fornire rigore alla dimensione espressiva, ma anche a svelare il lato sensuale di ogni forma rigorosa.- Cattaneo, C7516, 2007, 50x63cm, piegature e acrilico su carta da spolvero e stampa
- Cattaneo, CE, 2007, 100x130cm, piegature e acrilico su carta da spolvero e stampa
- Mantero, CB, 2007, 50x63cm, piegature e acrilico su carta da spolvero e stampa
- Cattaneo, CEB1, 2007, 24x32,7cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Lingeri, IC, 2007, 100x130cm, piegature e acrilico su carta da spolvero e stampa
- Lingeri, C7522, 2007, 50x63cm, piegature e acrilico.su carta da spolvero e stampa
- Lingeri, C7475, 2007, 50x63cm, piegature e acrilico su carta da spolvero e stampa
- Lingeri, Como
- Lingeri, CN, 2007, 50x63cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Terragni, Isola Comacina
- Lingeri , Como
- Cattaneo-Radice, CN, 2007, 42x35cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Cattaneo, CEN, 2007, 50x63cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
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- Senza Titolo-acquedotto, 2005, 45x60cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza Titolo-acquedotto, 2005, 45x65cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza Titolo-auditorium, 2005, 45x75cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza Titolo-auditorium, 2005, 45x125cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza Titolo-Corviale, 2005, 45x75cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza Titolo-fungo, 2005, 45x100cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza Titolo-fungo, 2005, 45x65cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza Titolo-ponte dell'industria, 2005, 45x100cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza Titolo-ponte dell'industria, 2005, 45x50cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza titolo-tangenziale, 2005, 45x52cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza titolo-tangenziale, 2005, 45x78cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza Titolo-terminal, 2005, 45x110cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza Titolo-terminal, 2005, 45x75cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza Titolo-Termini, 2005, 45x75cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza titolo, 2005, 277x188cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Senza titolo, 2005, 94x94cm, piegature e acrilico su carta da spolvero
- Allestimento 1a
- Allestimento2
- Allestimento 1b
- Allestimento3
- Allestimento 1e
- Allestimento 2a
- Allestimento6
- Allestimento7
- progetto1
- progetto2
- invitorecto
- invitourbs