Azzurro fragile. I calanchi delle argille azzurre nell’arte contemporanea

15.03 – 22.06.2025

Collezione Comunale d’Arte – Palazzo d’Accursio – Bologna

Azzurro Fragile è un viaggio nei calanchi realizzato da artisti di rilievo nazionale ed internazionale che hanno vissuto, vivono o frequentano questo territorio.

La mostra si articola in tre sezioni.

La prima, di tipo documentaristico, fornisce informazioni storiche e naturalistiche su questo territorio particolare, sottolineandone il contributo dato allo sviluppo dell’artigianato e dell’arte ceramica fin dall’epoca romana. In questa sezione sono ospitate tre opere di Barbara De Ponti appartenenti al progetto Clay Time Code: due sculture Globorotalia Puncticulata S4 e Gephyrocapsa Oceanica S1 e l’edizione unica di Pleistocene Plankton realizzate con le Argille Azzurre.
Il fascino di questo tipo di paesaggio è testimoniato da contributi filmici e fotografici affidati a Riccardo Calamandrei, Claudio Betti e al Gruppo Fotografia Aula 21.

La seconda sezione ha un taglio storico.
In mostra ci sono xilografie, fotografie, disegni e dipinti di Francesco Nonni, che già dal 1925 sceglie i calanchi come teatro delle proprie raffinatissime opere, e due sculture di Carlo Zauli, che proprio dai calanchi trae ispirazione per l’aspetto materico della sua arte.

La terza sezione, quella contemporanea, è dedicata ad artisti fortemente legati, per nascita o per scelta di vita, ai territori delle argille azzurre.
Le opere esposte, spesso create appositamente per questo progetto, sono realizzate con diverse tecniche espressive: dalla pittura alla fotografia, dal disegno alla scultura e all’installazione.


La mostra è promossa da Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica, Comune di Faenza, Unione della Romagna Faentina e Museo Carlo Zauli, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna.
Partner del Museo Carlo Zauli per Azzurro fragile è Banca Cesare Ponti Gruppo BPER Banca.

L’iniziativa fa parte del Festival dei Calanchi e delle Argille Azzurre, un progetto ideato dal Museo Carlo Zauli e sviluppato insieme al Comune di Faenza per la valorizzazione dei “calanchi delle argille azzurre”, un’area geografica compresa tra Faenza, Brisighella, Riolo Terme e Castel Bolognese che è alla base della storia della ceramica locale e fonte d’ispirazione per molti artisti.

Ritratti entro uno specchio convesso

02.04 – 30.06.2025

Fondazione Adolfo Pini

La Fondazione Adolfo Pini partecipa alla Milano Art Week 2025 con una mostra a cura di Alessandro Castiglioni.

La mostra Ritratti entro uno specchio convesso è un cortocircuito temporale. Una serie di opere interstiziali abitano gli appartamenti storici di Fondazione Adolfo Pini raccontando le storie di ritratti e autoritratti immaginari che in modo silenzioso si insinuano tra gli spazi, gli arredi e le opere della casa Bongiovanni Radice.
Le opere sono di Marina Ballo Charmet, Francesco Bertocco, Rita Canarezza & PierPaolo Coro, Stefano Cagol, Ermanno Cristini, Barbara De Ponti, Chiara Dynys, Giovanni Ferrario, GianMarco Porru, Luca Scarabelli, Valentina Vetturi e una reading room a cura di Alessio Pasqualini.

Disegni, sculture, fotografie e video, come piccole interferenze, permettono di guardare agli spazi appena rinnovati in modo differente, e danno la possibilità di aprire riflessioni relative al dialogo tra arte e tempo, in una prospettiva non lineare in cui frammenti, riflessi e marginalia sono osservati con attenzione.

Il titolo della mostra ricorda e cita Autoritratto entro uno specchio convesso, dipinto del Parmigianino realizzato nel 1524 in cui l’artista, ventunenne, ritrae la propria immagine distorta in una semisfera. Non solo. Appropriandosi di questo titolo, il poeta americano John Ashbery, nella sua raccolta del 1975, trasforma il celebre dipinto in un’immagine esistenziale, in cui visione, linguaggio e pensiero concorrono alla costruzione di un’identità multipla e mutevole, in qualche modo sempre soggetta a interpretazioni e distorsioni. Ed è proprio a questa mutevolezza che il progetto fa riferimento.

Clay Time Code

Inaugurazione Martedì 30 Maggio 2023, ore 19:00

Barbara De Ponti in conversazione con Giulia Bortoluzzi

31.05.2023 – 22.09.2023

Volvo Studio Milano  Viale della Liberazione angolo Via Melchiorre Gioia

in collaborazione con Viasaterna

Clay Time Code è il progetto artistico che Barbara De Ponti ha iniziato nel 2016 e che oggi prosegue negli spazi di Volvo Studio Milano attraverso un nuova installazione site-specific e una mostra aperta al pubblico. Continua così la riflessione sul Tempo e su quanto dei piccolissimi, e ormai estinti, organismi possano dire di noi.

Tra geologia e micro paleontologia, discipline e studi che hanno permesso all’uomo di ampliare la tradizionale misurazione temporale, De Ponti ha ricercato e selezionato alcuni microrganismi fossili e li ha resi protagonisti di una serie di opere che li raffigurano, in scala moltiplicata, utilizzando lo stesso materiale che li contiene e che risale a 4 milioni di anni fa: le Argille Azzurre del mare pleistocenico.

Le Argille Azzurre, già identificate da Leonardo da Vinci e appartenenti ad un preciso territorio (i calanchi del faentino), sono oggi il complesso risultato dell’interazione tra microcosmo e ambiente. Le immagini dei fossili che compongono le argille, ottenute al microscopio a scansione e fornite dai paleontologi, hanno permesso di studiare una precisa alga estinta: la Gephyrocapsa Oceanica, fitoplancton trasportato dalle correnti marine che contribuiva all’ossigenazione del nostro Pianeta.

L’artista, recuperando l’immagine della Gephyrocapsa, evidenzia il microscopico dando valore al nostro archivio geologico, proiettando lo spettatore in una dimensione temporale altra, all’origine della complessità della materia.

Equorea – 1/12. Clay Time Code

07.01.2023 – 03.02.2023

BUILDINGBOX

Il progetto di Barbara De Ponti Clay Time Code (2016- ad oggi), dedicato allo studio dell’archivio geologico, nasce per stimolare una riflessione su quello che possiamo dire sul tempo e su quanto microscopici organismi antichissimi ed estinti possano dire su di noi.

De Ponti espone per la project room della BUILDING Gallery due sculture, Gephyrocapsa Oceanica e Globorotalia Puncticulata, 2016,  e tre esemplari unici realizzati in gum print con polvere di Argille Azzurre, prodotte in collaborazione con l’Atelier A14.

L’esposizione rappresenta il primo appuntamento di Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora), un progetto espositivo a cura di Giulia Bortoluzzi, che coinvolge dodici artisti contemporanei italiani invitati a riflettere sul tema dell’acqua in dodici appuntamenti individuali a cadenza mensile, che si alterneranno nel corso dell’anno 2023, scanditi dal calendario lunare.

 

ALPINA_We Are the Flood

10 giugno – 28 agosto 2022

piattaforma liquida e transizione ecologica” del MUSE, nel contesto d’eccezione del S.A.S.S Spazio Archeologico Sotterrano del Sas, Trento

ideata e curata da Stefano Cagol, si presenta come una mostra sulla riflessione su futuri desiderabili s’intensifica così nel confronto con quanto era e quanto potrà essere. Le opere esposte lungo l’intero percorso di visita del sito instaurano un dialogo privilegiato con i resti architettonici della Trento romana.
La mostra apre il 10 giugno alle 18 con una masterclass gratuita e aperta al pubblico, tenuta da Stefano Cagol e Massimo Bernardi, ricercatore MUSE.
Le iscrizioni apriranno la settimana precedente l’evento.
Artisti in mostra: Shaarbek Amankul, Sacha Kanah, progetto ALPINA: Barbara De Ponti e Fabio Marullo, Janet Laurence, Hans Op de Beeck, PSJM, Micol Grazioli, Silvia Listorti, Giulia Nelli, Giacomo Segantin, Olmo G. Stuppia.

Forma Mentis

martedi 24 gennaio 2018

Viasaterna

via Leopardi 32, Milano

La Galleria Viasaterna presenta Forma Mentis, progetto espositivo che raccoglie i lavori di Barbara De Ponti (Milano, 1975) e Jens Risch (Rudolstadt, Germania, 1973). La mostra presenta per la prima volta a Milano l’ultimo progetto di Barbara De Ponti Clay Time Code e una serie di opere dell’artista tedesco Jens Risch realizzate tra il 2011 e il 2016. I due artisti, vicini per generazione  e per pratica artistica, sono protagonisti di un dialogo inedito creato da un riconoscimento di uno stesso sentire che sottende le rispettive ricerche, caratterizzate da estremo rigore e coerenza di metodo. Come il titolo lascia intuire, Forma Mentis è una mostra che gravita intorno al tema centrale della Forma, da una parte intesa quale principio inerente la materia stessa dalla quale viene fatta scaturire, e dall’altra quale struttura mentale. La Forma, infatti, guida il gesto di entrambi gli artisti, mossi da una volonta di raggiungere una sintesi quanto più perfetta tra contenuto e rappresentazione, tra il concetto alla base dell’opera e la sua concretizzazione.

Clay Time Code

mercoledi 12 ottobre 2016

Museo civico di Scienze Naturali Malmerendi alle ore 19.00

via Medaglie d’oro 51, Faenza

Museo Carlo Zauli alle ore 21.00

via della Croce 6, Faenza

IL progetto, sviluppato a Faenza grazie all’attenzione di Marco Tagliafierro e coordinato dal MIC per la settimana del contemporaneo, ha portato alla realizzazione di otto sculture in Argille Azzurre. Questa materia prima spesso costituisce la fascia dei calanchi della zona al limite della pianura. Potendosi avvalere della consulenza scientifica del Dott. Geologo Luca Santucci, l’artista usa questi sedimenti per realizzare in scala macroscopica i nannofossili che li costituiscono e che sono così caratteristici del luogo di formazione geologica da divenire i loro codici di riferimento temporale. Le opere sono state prodotte sia dentro i laboratori che furono di Carlo Zauli, avvalendosi della preziosa collaborazione della ceramista Aida Bertozzi, sia presso e con le Manifatture Sottosasso utilizzando le Argille Azzurre fornite all’artista da una cava storica ancora attiva di proprietà dalla Cooperativa Ceramica d’Imola, sponsor tecnico attento ai progetti legati al territorio. Per la doppia natura di questa ricerca le opere hanno trovato due ideali collocazioni: il Museo Civico di Scienze Naturali Malmerendi per lo studio della specificità geologica del luogo, e le suggestive cantine delle terre del Museo Carlo Zauli con cui condividono lo stretto legame con la materia, il territorio e la sua storia.

unità di tempo

martedi 15 marzo 2016 – dalle ore 18.00 alle 21.00

via Soperga 14, Milano, citofono 31, scala C

Giorgio Barrera, Lisa Mara Batacchi, Barbara De Ponti e Giancarlo Norese partecipano a Studi festival 2016.

Quattro porzioni di lavoro estrapolate delle ricerche personali sospendono il loro senso originario per acquisirne uno ulteriore comune; le opere nuovamente contestualizzate divengono diverse unità di misura temporali.

Giorgio Barrera: Quanto tempo stiamo senza vedere. Il tempo di abbacinamento causato dal flash provoca la perdita momentanea della funzione visiva.

Lisa Mara Batacchi: Resisting to verticality. Parentesi temporali percepite e video registrate in un recente viaggio a Bombay,  preambolo di una nuova partenza.

Barbara De Ponti: Clay Time Code. Nanofossili estinti delle Argille Azzurre per lavorare con un passato remoto che si trasforma e diventa l’oggi.

Giancarlo Norese: Marxxx. Un giovane, imberbe Karl Marx come soggetto di una serie di dipinti. I primi tre ritratti sono sovrapposti sulla stessa tela.

 

NO PLACE_2

sabato 12 marzo 2016

N 45° 8′ 3.339″ E 9° 41′ 3.878″ Castello di Fombio

da una idea di Umberto Cavenago e Ermanno Cristini

NO PLACE è una mostra-incontro, un evento sociale più che espositivo che capovolge le consuete modalità organizzative.
L’obiettivo non è la sintesi, ma l’espansione: basandosi sulla metafora del rizoma, ogni partecipante è al tempo stesso artista e curatore e, pertanto, chiamato a sua volta a coinvolgere e coordinare altri partecipanti a propria discrezione, attivando reazioni a catena che sfuggono alla presunzione del controllo centrale.

Partito da un primo nucleo di 16 autori, il rizoma di NO PLACE ha già coinvolto oltre 250 artisti, chiamati a portare una traccia di sé sotto forma di opere che vivano di “luce propria” (installazioni luminose, interventi visibili su smartphone, tablet, computer, lightbox ecc.), popolando il castello di presenze discrete fatte di luci vibratili e mai definitive.

L’evento avrà inizio quando il primo autore entrerà nello spazio per installare la propria opera e potrà terminare solo quando l’ultimo artista avrà abbandonato l’edificio: fino a quel momento gli esiti saranno imprevedibili.

Segui l’evoluzione: http://noplace.space/

PRIÈRE DE TOUCHER_4

sabato 3 ottobre 2015 – ore 15,00
N 44°35’57.6″  E 8°18’07.9” Frazione Vengore – Roccaverano (Asti)

UMBERTO CAVENAGO, ALCOVA D’ACCIAIO
Giulia Brivio, Alessandro Castiglioni, Ermanno Cristini, Barbara De Ponti

Prière de Toucher è un “dispositivo” costruito attraverso gli scambi di idee con Giulia Brivio e grazie al lavoro di tutti gli artisti che fino ad ora vi hanno partecipato, consentendogli di “prendere corpo”.
Sì, perché Prière de Toucher ha a che fare con il corpo e, saccheggiando il titolo del noto lavoro di Marcel Duchamp, rimanda inevitabilmente al mostrare. In breve Prière de Toucher si interroga sui confini del corpo e sulla natura dell’esibizione, e, forse, è una modalità del mostrare nonostante si preoccupi solo di nascondere.

Prière de toucher è un ciclo di mostre, ognuna con una propria caratteristica; in questa quarta tappa la mia preoccupazione è indicare, per nascondere, e l’occasione è offerta dal nuovo lavoro di Umberto Cavenago, L’alcòva d’acciaio, realizzata per essere nascosta in un piccolo bosco delle Langhe. Non solo L’alcòva è dissimulata nel bosco ma il bosco è ripiantumato, quindi sulla prospettiva essa è destinata a essere sempre più nascosta. Difficile da trovare, in barba alla sua elefantiasi: ci vuole la mappa.
Dunque questa mostra apre due questioni: una prima riguarda una evidenza che si offre celandosi mentre una seconda riguarda l’indicare come modalità del nascondimento.
In relazione a questo secondo aspetto si sviluppano il contributo di riflessione di Alessandro Castiglioni e la mappa temporale di Barbara De Ponti che per l’occasione trova collocazione dentro L’Alcova.

“Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto”, annotava Italo Calvino; dietro a tutto aleggia una domanda: si può toccare ciò che non si vede? E, nascondere è forse l’essenza del mostrare?
In tempi in cui non c’è realtà fuori dall’“exhibire”, l’interrogativo assume un senso particolare.

Ermanno Cristini